E’ ritornata al Teatro alla Scala “L’histoire de Manon” di Jules Massenet con le coreografie di Kenneth MacMillan e le scene ed i costumi di Nicholas Georgiadis . Il grande coreografo scozzese era affascinato dai grandi soggetti storici come mostrò in “Anastasia”, “Mayerling” e “Isadora” ed anche in questa “Manon” creata nel 1974 la ricostruzione del personaggio e del suo contesto storico va ben al di là della creatura di Prévost assumendo un carattere quasi epico . Scriveva nella presentazione del suo lavoro : “La Manon dell’Abbé Prevost è una ragazza di sedici anni, che ama la vita e non sa resistere al piacere che le offre . E’ “charmante” , ma amorale . C’è in lei qualcosa di ancora infantile . Non è fatta che di istinto . Ama sinceramente Des Grieux e resta davvero legata a lui, ma è incapace di vivere questo amore nell’indigenza, mentre le molteplici tentazioni di una
vita lussuosa le sono a portata di mano . Senza nemmeno esserne cosciente, conduce alla degradazione un giovane che diviene vile, ladro e che ammazza per lei . Una delle cose che più mi ha intrigato in questo personaggio di Manon è che non sembra esservi logica nel suo comportamento . In un momento va a vivere con Des Grieux, che lei ama, e il momento successivo lo lascia perdere . La chiave della sua condotta si trova, io credo, nelle sue origini : una famiglia dignitosa, sicuramente, ma modesta e ben presto ridotta alla povertà in quel XVIII secolo dove le fortune si creano e si disfano con la rapidità di un temporale . Ebbene, nella miseria, si finisce per perdere tutta la dignità . E Manon ha talmente paura della miseria ! Meno della paura della povertà stessa che della vergogna di essere povera . E’ proprio questo che ho voluto mostrare nel mio balletto : quella disparità tra la grande ricchezza e la grande povertà, nella Francia del secolo dei Lumi !”. Le bellissime scenografie ed i costumi di grande raffinatezza ed eleganza del greco Nicholas Georgiadis ricreano alla perfezione questo contesto ma nel 2005, quando è andato in scena l’ultima volta il lavoro di MacMillan alla Scala, avevamo nel ruolo titolo Alessandra Ferri, interprete ideale . Ora Sylvie Guillem, pur essendo come sempre tecnicamente perfetta e di suprema eleganza, a nostro avviso non è adatta al ruolo mentre migliore abbiamo trovato la prestazione della giovane Gilda Gelati che si avvicina maggiormente a quella di Alessandra Ferri .
In alternanza anche la star pietroburghese Olesia Novikova . Per quanto riguarda gli interpreti maschili Thiago Soares è un Lescaut di estremo lusso mentre nel ruolo di Des Grieux si alternano , tra gli altri, Roberto Bolle, Massimo Murru e Gabriele Corrado . Per ritornare a MacMillan (qui la ripresa è stata affidata a Karl Burnett e Julie Lincoln) tutto è ricostruito alla perfezione e con grande cura, forse sin troppo, e per quanto riguarda il lavoro svolto rispetto al testo di Prévost ed a Jules Massenet saremmo tentati di fare un paragone con il miracolo che nel 1979 condusse Roman Polanski, dopo la fuga a Parigi e vendicandosi degli studios hollywoodiani che letteralmente lo perseguitavano, a creare “Tess” rispetto al testo di Thomas Hardy ed alla presenza di Nastassja Kinski magnificata e resa quasi icona . Ma l’altro miracolo qui alla Scala viene dall’orchestra scaligera e dal direttore David Coleman che è un grande esperto del repertorio ed esalta in ogni suo minimo dettaglio la partitura di Massenet , sia negli slanci lirici che nel saperne evidenziare i gioielli più nascosti, allo stesso tempo rendendo un ottimo servizio a tutti gli interpreti ed al corpo di ballo in scena . Le repliche continuano sino all’11 febbraio .
Giacomo Di Vittorio
1 comment
I will have to leave my message in English since I do not speak Italian but a friend translated the article for me. I sincerely find your reference to Sylvie Guillem’s performance as Manon irelevant as to what the audience watched at La Scala. I was there at the première on January 27th and I have never seen an audience so much enthralled by a performer as with Sylvie’s Manon. And it was not just the technique as you mention, she was in every sense of the word Manon, incomparable, sensual, fascinating, heartbreaking. She remains the greatest of lal dancers (and you do not have to bring the reference to the marvellous Alessandra Ferri, but I do think that for many people Guillem will always be the definitive Manon). At the end of Manon’s solo-variation at the brothel scene, one spectator cried out « Diviina » and the audience burst into a thunderous aplmlause. She is indeed Divine, whether some people like it or not.
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