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L’arte del tessuto giapponese a Parigi

by pascal iakovou
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In questo frenetico periodo di saloni del tessuto e della moda Parigi si è fatta teatro anche di una straordinaria esposizione di tessuti giapponesi di alto artigianato: sette aziende specialiste della seta, tutte originarie della provincia di Tango (Kyoto), hanno infatti presentato ad un pubblico di professionisti e appassionati i capolavori della loro arte.

Come secondo la migliore tradizione formale giapponese l’inaugurazione si è aperta con i discorsi beneauguranti delle massime rappresentanze delle relazioni commerciali franco-giapponesi e del Ministro plenipotenziario di stanza a Parigi. Applausi, inchini e soprattutto sorrisi hanno incorniciato questa prima parte, che si è quindi conclusa con l’antico ma immancabile rito della rottura dell’otre di sakè e grandi vassoi ricolmi di sushi.

I tessuti hanno tuttavia saputo attendere il loro turno, e non hanno certo deluso: lavorazioni artigianali di tradizione secolare – se non ormai millenaria -, associazioni di materiali inusuali per effetti di mano e aspetto sorprendenti. Tutti capolavori che richiedono una paziente elaborazione: per alcuni si arriva ad impiegare fino a due mesi per ottenere 45 metri. Grandi Maison di alta moda hanno già in passato avuto modo di collaborare con di queste aziende. Le quantità ridotte di materiale nonché la non industrializzazione della produzione costituiscono tuttavia un ostacolo all’impiego su scala più ampia, così come ne giustificano la non ammissione a Saloni del settore quali Première Vision.

Questi materiali restano pertanto una nicchia, un raro esempio di salvaguardia del sapere antico e un esempio soprattutto oggi che le tendenze portano ad una rivalutazione del know-how artigianale e tradizionale. Lavorazioni secolari come lo shibori (tie & dye) riescono a dar luogo a geometrie di incredibile dettaglio e modernità. Ricami, pieghettature, trame optical e paesaggi onirici: la decorazione non ha certo perso di importanza.

Per noi europei è difficile anche concepire le associazioni materiche presenti in alcuni di questi campioni: fibra di glicine e seta, ad esempio, danno luogo ad un tessuto modernissimo tradotto in un guibbotto a chiodo. Oppure combinazioni di seta e carta in diverse percentuali, per una mano cresposa ma al contempo incredibilmente soffice. O ancora un voile delicatissimo dalla particolare rigidità solo apparente – ricorda il nylon, ma in realtà si tratta di seta sulla cui fibra viene preservata una proteina che invece in occidente si lava sempre via. E per concludere il capolavoro di pazienza e bellezza: un campione in cui sono intessute minuscole tessere di madreperla, tagliata, suddivisa per colore e incollata su sottilissime strisce di carta per poi venire inserita nella trama.

Un’esposizione affascinante, un’inattesa fonte di grande ispirazione nonché uno scorcio prezioso su altre culture e tradizioni.

Tango Silk Textiles, fino al 21 gennaio 2010

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